SANTUARIO DI SANT'ANDREA
Della Chiesa, che sorge all'imbocco della valle di Ferrere, non è possibile fissare con sicurezza l'anno in cui fu edificata. Si sa che prima del 1000 già esisteva e compare nell'elenco delle Chiese Astigiane nella metà del 1300.
Fino alla metà dell' ‘800 era dotata di una cospicua proprietà. La chiesa ha subito attraverso i secoli molte ricostruzioni; il tempo e l'incuria degli uomini, che erano stati investiti del beneficio, sono elementi disgregatori di ogni anche più solido edificio.
In uno scritto del ‘700 troviamo che di questo edificio "non rimanevano che i muri" e il vescovo ordinò che "o fosse riparata, oppure che venisse abbattuta".
Se la Chiesa materiale crollava per il disinteresse di coloro che erano preposti alla sua conservazione, non venne meno nei Valfeneresi la devozione al Santo, che gli antenati avevano scelto come protettore della loro terra, e accorrevano alla Chiesa oramai in rovina, con immutata fede.
Sant'Andrea premiò questa fede del popolo valfenerese ed intervenne direttamente a promuovere la ricostruzione della sua Chiesa, con un prodigio. Il fatto avvenne nell'aprile del 1764; verso sera un certo Vito Ferrero, che da oltre sei mesi soffriva di una sciatica alla gamba - che gli procurava continui dolori e lo costringeva quasi continuamente a letto - spinto da un'immensa fede in Sant'Andrea si incamminò con gran stento e fatica verso al cappella del Santo. Aveva consultato diversi medici e intrapreso svariate cure, senza ottenere alcun giovamento.
Nel suo cammino verso la Chiesa, i dolori erano così violenti che ad ogni due o tre passi era costretto a gettarsi a terra per ottenere un leggero sollievo. A poco più di metà cammino incontrò alcuni conoscenti che lo dissuasero dal proseguire; ma lui non si dette per vinto, a tutti i costi voleva raggiungere la Chiesa e così riprese il suo doloroso cammino. Si gettò nuovamente a terra e pregò; per tre volte lo fece e per tre volte si rialzò sempre con gran stento e dolore. Alla quarta volta dopo aver pregato si alzò di scatto, lanciò un grido e tra i pianti di gioia chiamò a gran voce i conoscenti che poco prima aveva incontrato sul suo cammino. Agitò festosamente tra le mani la stampella e il bastone e oramai libero da ogni tormento corse alla cappella per gridare al Santo la sua gratitudine.
Il fatto prodigioso ebbe subito una vasta risonanza, migliaia e migliaia furono i pellegrini accorsi. La chiesa rimaneva aperta giorno e notte e le Messe si celebravano quasi in continuazione.
Grazie a questo episodio, riconosciuto come un "miracolo" dall'Autorità Ecclesiastica, con l'accorrere dei fedeli le offerte per la piccola Chiesa subito si moltiplicarono e fu così possibile procedere alla sua immediata ricostruzione, e negli anni successivi vennero costruiti anche il coro, il campanile e la vicina abitazione del custode. A suggello e a conferma del prodigio la piccola Chiesa venne elevata a dignità di Santuario.
La popolazione tutta, e in particolar modo gli abitanti della borgata non hanno mai smesso a contribuire nei lavori di manutenzione e di abbellimento del sacro edificio.
Negli anni '30 venne fatta costruire la gradinata che unisce la Chiesa alla sottostante strada provinciale.
La devozione a Sant'Andrea è radicata nel cuore dei valfeneresi e tramandata di generazione in generazione.